Ne parlavo giusto con Te



Ti è mai capitato di fantasticare sulla persona che ti passa avanti di corsa, dimenandosi con mille borse, o sul vecchietto che con lo sguardo perso nel vuoto sembra proiettare le immagini della sua giovinezza dai suoi occhi? Io l'ho fatto e lo faccio ancora. E quando nel farlo ascolto una canzone il viaggio continua e prende vita.



giovedì 30 ottobre 2014

> "Se stava mejo quanno se stava peggio"


Viviamo in un periodo triste, buio, in cui la cultura gioca a rincorrersi in un labirinto senza uscita insieme ad un Minotauro col doppio taglio e dai colori fluo. 
Questo è quello che la gente mormora e sostiene (anche solo per il gusto di farlo) seguendo la virtuosa massima "se stava mejo quanno se stava peggio".
Eppure Dante oggi sarebbe entusiasta; la sua fantasia non si fermerebbe al girone degli Ignavi e a quello dei Lussuriosi, ma galopperebbe in una prateria senza limiti in cui non basterebbe un solo blocco ad anelli per annotare ogni minimo spunto.
Lo immagino con dei tatuaggi che richiamano frasi incomprensibili, magari in latino, e vestito senza il solito cappuccio rosso, ma molto casual. 
Potrebbe fare rap, divertendosi a farci fantasticare un mondo diverso semplicemente giocando con i suoi endecasillabi. Questo sarebbe pieno di creature che prenderebbero vita con qualche parola in rima e con la sua capacitá di costruire vere e proprie fotografie nella nostra mente. 
Nessuno più lo censurerebbe, e avrebbe più fan di Shakira e Lady Gaga su Twitter, dove spopolerebbe l'ashtag  #guelfinelcuore.
Per quanto riguarda gli affetti invece, inizierebbe a mettere in dubbio la sua Beatrice. 
Se a lei infatti piaceva giocare a farsi inseguire, nascondendosi tra Paradiso e Purgatorio facendosi vedere a giorni alterni, lui nel XXI secolo non potrebbe più colmare il suo desiderio con immagini angeliche e sonetti, accontentandosi di pochi sprazzi di lei. 
Dante avrebbe voglia di acquistare un Coupon per un ristorante all-inclusive o condividere con lei una Smartbox in qualche luogo sperduto con il massimo della passione, per viverla come merita, ma per far questo avrebbe dovuto continuare a rincorrerla in questa sua fuga senza motivo, ma il nostro rapper era innamorato, non un free-runner e lei alle lunghe avrebbe dovuto capirlo.
Anche il naso per il quale tutti lo abbiamo preso in giro non sarebbe per lui più un problema, con un dayhospital anche questa situazione sarebbe risolta senza complessità e magari in compagnia di un'infermiera dalle mille attenzioni.
"Non ti fidar di loro, ma guarda e passa" sarebbe stato il suo stato su Whatsapp, incurante in questo modo di ogni accesso e visualizzazione, dovrebbe riuscire a vivere forse ( "Del doman non v'é certezza - L. De Medici") più sereno. 
Sperando perciò che il successo non gli dia di nuovo alla testa e che nel mezzo del cammin della sua vita non si ritrovi nuovamente in una selva oscura (perché si sa che "ai giorni nostri" non sia la cosa più raccomandabile) dovremo iniziare a pensare seguendo la sua falsariga ad un nuovo girone per tutti coloro che non sanno apprezzare la nostra quotidianità; magari per poi inviarglielo tramite un corriere vecchio stampo come Caronte, una certezza che al giorno d'oggi invece sarebbe invidiata per velocità e stile: Poste Caronte, più sicure della morte.






E.R.



domenica 26 ottobre 2014

> L'ora illegale

La prima é mora, alta e slanciata, in possesso di quella camminata magnetica capace di far ruotare il collo di ogni persona al suo passaggio, donne comprese. Nessuno l'ha mai vista senza occhiali da sole, anche nelle giornate più grigie.
Dire fascinosa per descriverla, é dire poco.
La seconda é certamente più bassa, dotata di un sorriso dalle mille sfaccettature, capelli rossi, tinti, e occhi verdi, veri.
Sono due sorelle così legate, eppure sempre così lontane fra loro.
Sebbene le conosca fin dalla nascita, non ho mai capito quale delle due sia in realtà l'amica sincera capace di farmi dormire un'ora in più.
Di certo c'é che sono affascinato da questo poter comandare il tempo.
Tutti in quei due giorni all'anno spostano la lancetta dell'orologio cancellando o aggiungendo un'ora, dimostrando allo scorrere dei minuti che siamo stati noi ad inventarlo e che possiamo variarlo quando vogliamo.
 In effetti sarebbero tanti i momenti che col metodo "ora in più-ora in meno" avrei sinceramente aggirato durante la mia vita, facendo un salto a piè pari proprio sopra di essi.

"Non può chiamare proprio me, ce ne sono altri 15!", mi ripetevo autoconvincendomi con la grinta che neanche in un corso motivazionale ti insegnano ad avere, ma ascoltando il mio cognome e vedendo lo sguardo della professoressa fisso su di me, smontavo il solidissimo castello di carte appena innalzato: era l'interrogazione senza aver studiato, quella che ti regala in omaggio blocco allo stomaco, brividi e sguardo vuoto. 
Una sensazione unica e per fortuna irripetibile, capace di essere interrotta solo da quella campanella dal suono "caldo e armonioso". 

Altro momento "sensibile" può essere legato alla prima fidanzatina, quella bionda della classe accanto, che piaceva a tutti e che poi era uscita anche con me. Innamoratissimo e balbettante io, furbetta, gagliarda e così esperta lei. 
Così tanto da ritrovarmi qualche settimana dopo, rimandato al mittente con un lungo e fastidioso timbro sulla fronte che dice "ti lascio perché ti voglio troppo bene" con l' alternativa del momento di riflessione, che fa così chic e rimasto solo con la sensazione di pieno frastuono perché innamorato e impotente. 

E non parliamo dello sport. 
"Ragazzi sapete quanto può essere importante questa vittoria per noi, dentro o fuori, ci giochiamo tutto!". Ma altro che vittoria o sconfitta, lo sapevo bene io per cosa stava quel dentro o fuori: o sarei stato capace di lasciare fuori dal palazzetto i miei pensieri e le preoccupazioni, oppure gli altri in questa giornata così importante avrebbero fatto a meno di me. Dovevo concentrarmi, prender la squadra per mano, e ognuno avrebbe fatto il suo. 
Le gambe molli, lo stomaco vuoto, la mente congelata. 
Dovevo fare qualcosa. 

Se avessi saltato tutti questi momenti, avrei imparato una disciplina olimpica con tutto questo allenamento e forse vinto anche qualche premio in compagnia però di un'asta che avrebbe avuto molti più attributi di me. 
Di certo non avrei battuto e ribattuto la testa. E anche lì solo un fattore é servito per far passare il dolore: il Tempo.
Ancora una volta ci si appella a lui e al suo trascorrere, ma purtroppo o per fortuna, solo due volte all'anno può essere alterato sistematicamente.





E.R.


mercoledì 22 ottobre 2014

> Prima il piacere, poi il dovere, ma poi di nuovo il piacere




Tra le cose belle della vita due ritengo che possano svettare nettamente sulle altre nella mia speciale classifica, e sono i verbi Amare e Mangiare.

Si dice che da come una persona si muova mentre stia ballando si possa capire come essa stessa faccia l'amore con il suo partner. 
Non sono in disaccordo nè in accordo, poichè il mondo è pieno di eccezioni.
Ma di una cosa sono certo, è possibile individuare un legame simile fra Amore e Cibo.


"..Sono contento abbiate gradito, posso consigliarvi un dolce per concludere la serata?"
"Si, davvero volentieri!"
"Panna cotta, torta della nonna, o tortino con cuore caldo al cioccolato? Sono tutti fatti dai noi, freschi di giornata"


Il classico, la tradizione e la passione.

La panna cotta é di colui che non vuole rischiare di affondare in un sapore estraneo e conturbante, e vuole sentire sul palato strusciare quel cucchiaino d'acciaio che ci ha visto nascere col "gioco dell'aereoplanino" che ci facevano i nostri genitori e ci accompagnerà da anziani mentre mangiamo la triste mela cotta, unica amica dei denti non più al top della forma. 
"Panna cotta": stesso numero di lettere, vocali e consonanti, due coppie di queste ultime in ciascuna delle due parole che ci danno simmetria e sicurezza. 
Non voglio sbagliare, portamene una porzione, di delusioni non voglio sentire parlare.
La torta della nonna, usando una citazione "é un Must", voglio prenderla per sbriciolarmi, e ripensare ai Miei che mi dicono, mangia seduto composto, sporca solo dentro al piatto. 
Servita con o senza pinoli, ci sono due sensazioni diametralmente opposte legate a questo dolce che mi permettono di raggiungere l'apice del piacere (possibili da vivere come momento finale o all'assaggio del dessert stesso): la prima, rompere il bordo friabile e sentire la dolcezza di quell'impasto fatto col cuore di qualche mamma e i pensieri di qualche gallina dalle uova d'oro;
la seconda, togliere ogni striscia di pasta frolla per poter mangiare col cucchiaino la giallissima crema pasticcera che dà energia al solo pensiero. 
Che sia per mezzo di flash-back, deja vu o anticipazioni, questa torta ci accarezza come una nonna che ti vizia e ti offre un'altra fetta d'amore. 
Non voglio sbagliare, portamene una porzione, mi nascondo sotto la tua gonna e al resto pensaci tu.
Il tortino al cioccolato è godurioso, da amare.
Va bene per chi è più freddo e vuole essere intiepidito e per chi è già caldo, ma non ne è mai sazio. 
É il tipico dolce per il quale "si trova sempre posto", anche a conclusione di una sontuosa abbuffata.
Spolverato di zucchero a velo, ma amaro di Dna, compatto fuori e avvolgente dentro. 
É l'amante che non esteriorizza mai i sentimenti al di fuori della coppia, ma che nell'intimità tiene stretta la sua lei con passione vera, la fa girare a ritmo di latino americano e le sussurra  parole leggere fino a farla sciogliere. 
Fondente per chi sogna dopo aver storto la bocca, bianco per chi di dolcezza non è davvero mai sazio, al latte per chi almeno per il momento non vuole prendersi l'onere di rischiare.
Non voglio sbagliare, portamene una porzione, fatti travolgere e fatti fare l'amore.








E.R.



giovedì 16 ottobre 2014

> L' @tesa


-"Corri!Corri!Corri!"- ripetevo dentro di me come se così facendo potessi raggiungere una velocità maggiore. 
-"Devo assolutamente evitare di fare l'ennesima figura, altrimenti anche stavolta mi inonderà con un fiume in piena di parole che non potrò mai fermare". 
Mi sembrava di essere dentro una canoa.
Un po' per questo darmi il ritmo per provare ad accelerare il passo e un po' perché impreparato a sopportare dei veri e propri minuti di rafting livello-esperto provocati dalla mia Lei.
Sarebbe stata capace di inondarmi in men che non si dica con i suoi super classici che tutti una volta nella vita hanno sentito :"Sei sempre il solito", "Non ti interessa niente di me", ... .
Ma arrivai avanti al locale e Lei non c'era: si pronosticava un'interminabile attesa, ma stavolta a parti invertite.
L' Attesa.

C'è chi è sempre frenetico e impossibilitato ad aspettare tanto da aprire a tre a tre le caselline del calendario dell' Avvento e godere del cioccolatino speciale del 25 Dicembre intorno a metà mese. 
Chi nel ritardo dei propri amici gode nel rifarsi la doccia e prendersi gli ultimi minuti per cambiare di nuovo il look e mettere sottosopra l'armadio. 
Chi prepara la presentazione in PowerPoint due mesi prima dell'evento e poi passa il periodo restante a modificarla perché perenne insoddisfatto. 
Chi gioca a carte e chi non ce la fa proprio a resistere al richiamo dell'ultima applicazione piena di colori e suoni consigliata dall'AppleStore.
Perché l'attesa è una brutta bestia, guai a chi dice che "attendere rende tutto più bello".
La persona che si pronuncia così, o già ne ha goduto, o gode nel farti aspettare: è il "solito sadico".

"La donna vuole farsi aspettare", " L'uomo lo ha imparato e ora è lui a farla aspettare", "Prego, si rilassi nella sala d'attesa, il dottore sta per riceverla".
Queste appena scritte sono tutte frasi che si collegano a questo ambito, e sono tutti forti controsensi.
La donna vuol farsi aspettare perché vuole valorizzare il momento dell'incontro col suo partner, e al contrario di ciò che vuole far credere, possiede realmente una voglia matta di passare del tempo con lui.
Quest'ultimo invece non sarà mai così organizzato da decidere in ogni occasione se fare ritardo o meno, è nella sua natura agire secondo l'inerzia della situazione e goderne il più possibile.
Per quanto riguarda la sala d'attesa (quella del dentista per esempio), basta chiedere ad un bambino se riesce lì seduto a rilassarsi mentre aspetta il suo turno.

Le lancette di un orologio sebbene abbiano imparato a viaggiare con due velocità differenti si incontrano sempre, e quando lo fanno si danno un piccolo bacio prima di risalutarsi, lo fanno con serenità perché sono certe del fatto che si incontreranno nuovamente e riavranno la loro intimità.

L'unica attesa positiva è quella legata alla certezza.



                               



E.R.





domenica 12 ottobre 2014

> Un accendino in una tasca e una risposta pronta nell'altra


Musica consigliata: "Discolabirinto - Morgan ft Subsonica"



Roma 02:15 inizio ottobre

13 minuti in piedi, prendo dalla tasca il telefono giusto in tempo per mandare un sms ad Alessia e dare una sbirciatina al suo profilo Facebook e vedere, rialzando lo sguardo, che una folla intorno a me era comparsa dal nulla.
Ero stipato in mezzo a camicie bianche, tacchi alti e tanta smania di entrare in un posto che avrebbe regalato euforia pura.
Avevo così tanti brividi che attraversavano la mia schiena per il freddo che nemmeno nei peggiori giorni di Gennaio ne avrei sentiti di così fastidiosi.
Avrei voluto portare la giacca che mi era stata regalata lo scorso anno dai miei al compleanno, ma Paolo non era d'accordo, aveva insistito fino alla fine.
Sarebbe stata la nostra prima serata libera dopo settimane e non avremmo dovuto perdere nemmeno un attimo avanti al guardaroba, del resto, avevamo il portabagagli del suo nuovo bolide a GPL, perché avremmo dovuto spendere i nostri soldi quando avremmo potuto berceli qualche minuto dopo?
Peccato che il mio buon amico non si fosse solo accontentato di farmi congelare di fuori, l'Infame era riuscito già da qualche minuto ad entrare nel locale.
Aveva adocchiato alle liste la cugina della sua vicina, quella da sempre innamorata di lui, ma che lui non aveva mai tenuto in considerazione.
Lei in un attimo era stata eletta "Svolta della serata" e si erano dileguati all'interno risucchiati dalle vibrazioni di un esercito di subwoofer, dai finti sguardi languidi (almeno da parte di uno dei due) e soprattutto spinti dal mio buonismo del quale come al solito non mi capacito ( "Vai, vai tranquillo"- gli avevo detto mordendomi però la lingua).
Finalmente si entra.
La serata era già iniziata e la musica e l'atmosfera erano in antitesi con il freddo che avevo lasciato di fuori.
Ecco che mi trovo avanti Paolo con un paio di drink in mano, accompagnato da altrettante ragazze che avevo già visto con lui in facoltà.
Fluorescenti e forti erano i due bicchieri, fluorescenti e forti erano loro due.
Queste dopo un bacio sul bordo del labbro inferiore, mi chiedono da accendere, e un po' del mio Japanese.
Le guardavo inebetito cercando un argomento intelligente per aprire una conversazione, anche se forse sarebbe bastato rilanciar loro qualcosa sulla scomparsa delle mezze stagioni o sulla ruota che non gira mai dalla parte giusta: nessuno aveva realmente voglia di prendersi sul serio, quantomeno io.
Avevo mille pensieri che accorrevano dentro di me e l'impaccio sembrava aumentare quanto la mia lingua continuare a contorcersi.
Guardavo Paolo chiacchierare con le sue amiche con una spontaneità inarrivabile, e solo ad allora improvvisamente tutto dentro di me si sciolse.
La musica era quella giusta, le luci non mi accecavano e finalmente avevo trovato quello spazio in cui poter ballare senza rischiare di dover discutere con chiunque passasse di lì.
Le mie gambe si muovevano da sole seguendo il ritmo giusto, e Paolo e le due ragazze col mio stesso tempo mi sorridevano in senso d'approvazione: era davvero la serata giusta.
Mi guardavo intorno e nonostante la moltitudine di gente, avevo ormai preso i miei punti di riferimento in quel paese dei balocchi: il tizio hipster col papillon, la ragazza maggiorata che si muoveva nella pista circondata dall'immancabile orda di lupi affamati, il Dj part-time che si divideva fra la console del locale e lo shaker delle patatine del fastfood dalla grande M gialla.
Era una realtà bellissima, non pensavo davvero a niente, ma fu proprio allora che tutto terminò, risucchiato dallo scratch del dj.
Scomparvero nel nulla la consumazione, la musica, e la fluorescenza delle due ragazze.
Scomparve la sensazione di onnipotenza insieme a tutti i miei punti di riferimento e rimase solo Paolo, che mi sorrideva fischiettando mentre mi accompagnava alla macchina con quei i brividi che piano piano iniziavano a riaffacciarsi.
Mi guardò sorridendomi e passandomi con due dita un fogliettino col numero della mora che da solo non sarei mai riuscito a conquistare, accennai un sorriso: ci intendemmo.
Dopo qualche passo arrivammo alla macchina senza parlare, divertiti dalle scene che ci circondavano. -"E ora? Dolce o salato?" - mi chiese una volta aperta la macchina mentre mi passava la giacca.
-"Pizzette rosse!"- gli risposi senza esitare, sorridendogli in anticipo per quello che sarebbe stato un finale ancora più dolce.


                               





E.R.



domenica 5 ottobre 2014

> Prova a scrivere Quore, e non passerà mai inosservato


Se Margareth aveva il cuore scalzo, allora le altre persone che cuore avevano? 
Mi guardai intorno e iniziai a prendere appunti, sul mio solito rovinatissimo taccuino, cercando di riordinare idee più confuse di me.
Nelle prime pagine era annotata Teresa, la donna col cuore-Moka.
Questo si differenziava dagli altri organi pulsanti per le sue molteplici evoluzioni nel tempo.
Viveva una fase iniziale, di preparazione, bisognosa di mille attenzioni.
Il cuore-Moka necessitava di essere riempito da una giusta miscela della quale non si doveva mai esagerare nelle quantità e per la quale bisognava abbondare con l'ispirazione.
Poi, dopo che per molto tempo non sembrava esserci stata reazione, vi seguiva un periodo in cui suono e odore attiravano la tua attenzione in maniera incontraddistinta fino ad entrarti dentro, riscaldandoti e iniziandoti a dare vera e propria dipendenza appropriandosi di ognuno dei tuoi sensi.
Angelica possedeva invece il tipico cuore-Cornetto Algida che, proprio come il più famoso tipo di gelato, non era composto dai migliori ingredienti nè possedeva un gusto unico nel suo genere.
Questo però era in grado di regalare pura assuefazione, donando sempre lo stimolo di mangiarne un po' e la gola di non fermarsi mai al primo cono.
Il parallelismo da frigo continuava poi fino ad arrivare all'ultimo morso, quella "punta di cioccolato" che delizia il palato e ti regala le chiavi di quel suo mondo. 
Ricordo Alessia, che non aveva un cuore, ma un Timer capace di pulsare e sprigionare sentimenti dosandoli ai limiti della paranoia.
Mi amava come nessun altro aveva fatto in quei momenti, ma suonata quella sveglietta dal suono antipatico e freddo, si alzava, riallacciava fino all'ultimo i bottoni di quella sua camicia celeste, che tanto avevo decantato, ed esclamava andandosene:
"Arrivederci e grazie. Si ricordi di tornare a trovarci o, anzi.. Meglio che non lo faccia almeno per un po'!"

Verso la fine delle mie note c'era poi Lei.
Non ricordarsene il nome è in effetti davvero imperdonabile, ma questa dimenticanza era tuttavia colmata da una costante presenza dentro di me: il suo cuore-Finestra.
Questo esemplare, in base alla stagione dell'amore che stava vivendo, aveva la capacità di adattarsi in maniera camaleontica a ciò che lo circondava.
Se immerso nell'inverno, si chiudeva senza far passare uno spiffero di sentimento, e se invece l'atmosfera iniziava a scaldarsi, diventava trasparente permettendo di vedervi attraverso e di godere a pieno di tutto ciò che solo lui poteva mostrare. 
Chi poi non ha conosciuto una persona dal cuore-alcolico come Fra. 
Questo invece di pulsare solamente, tendeva davvero a bere di tutto.
Shots, lacrime e sentimenti lo affogavano mentre lui rimaneva lì, insaziabile, continuando a gonfiarsi e a passare domeniche mattine malinconiche in cui l'unica cosa che riusciva a bere era la bottiglia di vetro che veniva riempita d'acqua e riposta in frigo dalla madre.
- "È pesante portare una cassa d'acqua dal supermercato a casa, devi accontentarti della bottiglia nello sportello del frigo" - Le diceva proprio il genitore, ignorando il fatto che quel suo cuore stava iniziando a pesare più delle sei bottiglie di oligominerale che avrebbe dovuto acquistare. 

Non sarà mai possibile eleggere il cuore migliore, ognuno ha il suo vincitore in base alle proprie ambizioni e non è detto che rimanga quello per sempre.   
Hai mai provato ad avvicinarti così tanto da addormentartici sopra ed avere solo quel battito in testa? A me non é mai dispiaciuto e non riesco ad esserne mai sazio.







E.R.






mercoledì 1 ottobre 2014

> Ti Amo o t'Ammazzo



Musica consigliata " Ti amo o ti ammazzo - J ax"


C'erano una volta una cicala e una formica. 
Era il periodo estivo e la cicala, dopo una settimana di festini e Spritz si ritrovò serena e spensierata a prendere il sole distesa sul muretto a secco vicino la casa della formica. Questa era tornata da circa una settimana dalla casa al mare dove fin da bambina passava le vacanze. Solita comitiva di amici, stessi locali e stesse emozioni serene ogni anno. Lei amava puntare ad un'euforia non smodata, quel poco più dello stretto indispensabile che la faceva ugualmente stare bene. Sdraiata sul muretto la cicala rivedeva sul suo smartphone le foto della vacanza, mentre taggava i nuovi amici, per rifar vivere loro le emozioni provate insieme. La formica invece dopo aver comprato un'agenda rossa in eco pelle nella cartoleria di zona, inizio' a programmare le cose da fare da lì in avanti per evitare di scordarsi tutti i suoi appuntamenti. Era un venerdì, e quel weekend passò davvero in fretta. 
Lunedì mattina però, per la prima volta nella fiaba, i nostri due personaggi furono accomunati da una stessa profonda sensazione. Capitò che infatti si svegliarono di soprassalto a causa di un rumore e si gettarono in strada per vedere cosa fosse quel trambusto. Erano i camion di una ditta del bosco oltre la collina, su di essi la scritta "traslochi" di un celeste acceso risaltava su un rosso scolorito. 
I due non fecero in tempo a guardarsi fra loro per trovare un gesto di intesa, che si presentò loro un bruco accompagnato da tutta la sua famiglia. Ora, per quanto non riuscirò a convincervi, vi dirò come la figlia del signor bruco, era una delle creature più belle che madre natura avesse mai creato. Occhi incantevoli, voce piacevole ed un corpo che regalava sensualità ad ogni movimento. 
Cicala e formica erano letteralmente persi della nuova vicina, e una volta passato il periodo di sbigottimento, a giornata ormai avviata, entrambi non riuscirono a staccare mai la testa dall'immagine che aveva dato un così forte slancio alla loro giornata. 
Sebbene i due fossero così diversi fra loro, risultavano singolarmente caratterizzati da aspetti realmente piacevoli ai quali nessuna persona avrebbe potuto davvero resistere. Loro erano consci di questa loro potenzialità e ciò li faceva sentire di poter essere ottimisti nel far colpo su di lei. 
Col passare del tempo si resero conto di aver davvero ragione, se la cicala le faceva apprezzare ogni lato della Notte, trasformandola nella vera e propria regina di ogni festa facendola invaghire del suo modo di ballare e dei suoi sguardi, la formica invece, non solo la prese per la gola, ma si rese una incessabile fonte di stimoli come viaggi, posti esotici, e chiacchierate fino a tardi che non potevano far altro che creare tra di loro un'intesa senza precedenti. 
Era la continua ricerca del modo di stupirla che li accomunava, questa non era nervosa e fornitrice d'ansia, ma unica e sola portatrice di un'inebriante dimostrazione d'amore. 
Come prevedibile anche se inaspettatamente qualcosa ruppe gli schemi, e così successe che in una sera d'inizio Marzo, entrambi furono invitati da lei per un'uscita. Non sapevano cosa volesse proporre, né che entrambi avessero ricevuto il medesimo invito; la cicala e la formica si incontrarono così nel piazzale della valle, alla semplice vista, come immaginabile, l'aria era diventata davvero pesante, questi non si odiavano, ma non potevano davvero capire come sarebbe potuta evolvere la situazione all'arrivo della loro amante. Ci fu silenzio. Poi il cielo si illuminò, venne aria di primavera, e dei brividi li attraversarono, e solo a quel punto, i loro occhi si aprirono come non mai. 
Una farfalla dai mille colori e le incredibili fantasie li attraversava sopra la testa sorridendo loro e volteggiando con una leggiadria che poteva essere riconducibile solo alla persona che fino a quel momento li aveva tanto amati. "Tutto questo é grazie a voi"- suggerì loro -"Ogni momento ha disegnato un'armonia sulle mie ali, rendendole uniche e invidiabili agli occhi di tutti!".
 C'era stupore sui loro volti, ma non solo, per la seconda volta nella nostra storia, entrambi avevano una stessa sensazione: i loro corpi erano semplici contenitori per un implacabile turbinio di emozioni contrastanti che spingevano per riportala a loro, anche se allo stesso tempo sapevano che non sarebbe mai stato possibile.






E.R.